Presentati i risultati del questionario lanciato dalla Commissione Pari Opportunità della Provincia di Grosseto
La Commissione provinciale per le Pari Opportunità di Grosseto, con il supporto delle sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil e la Consigliera di Parità, nei mesi scorsi ha lanciato un questionario in forma anonima, per capire se nel territorio provinciale sia presente il fenomeno delle molestie e discriminazioni sul lavoro, e in tal caso che dimensioni e caratteristiche abbia assunto.
I risultati dell’indagine sono stati presentati nel corso di un incontro aperto a tutta la cittadinanza, che ha visto l’intervento di Veronica Tancredi, presidente della Commissione provinciale per le pari opportunità; Antonella Lebruto, psicologa, psicoterapeuta, responsabile dell’indagine; Vittoria Doretti, direttrice dell’Area dipartimentale promozione ed etica della salute, DE&I manager e responsabile regionale Codice Rosa, USL Toscana Sud Est; Laura Parlanti, consigliera di parità della Provincia di Grosseto; Claudia Rossi, rappresentante CGIL Grosseto; Simone Gobbi, segretario generale CISL Grosseto; Federico Capponi, segretario generale UIL Grosseto. Il Gruppo “Lavoro e politiche di genere” della CPO provinciale.
Si tratta di un questionario a cui si poteva partecipare esclusivamente su base volontaria e in forma anonima. Hanno risposto all’invito circa 500 persone con una netta maggioranza di donne 85,1%. La nazionalità prevalente è quella italiana. Il 79,6% degli intervistati ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Tra le persone che hanno partecipato 254 appartengono al settore pubblico sanità, scuola, enti locali; 163 al privato (servizi, terzo settore, agricoltura); 58 risposte alla domanda settore pubblico/privato sono state annullate in quanto non congrue al settore indicato.
Alla domanda se nel lavoro ha subito urla e rimproveri nei suoi confronti il 30,3% ha risposto sì e il 26,1% a volte. Il 42,9% dichiara di non aver mai avuto un’esperienza del genere. Alla domanda se nel suo lavoro è stato sottoposto ad approcci di natura sessuale manifesti, ha risposto di no una netta maggioranza (l’85,7%), mentre l’8,6% ha dichiarato di sì; il 4,2% ha risposto a volte, 1,5% non so. Rispetto alla richiesta se è stato sottoposto ad approcci di natura sessuale velati il 14,9% ha risposto di sì, il 14,1% a volte, lo 0,8% non so e il 70,1% ha dichiarato di no. Il 96,4% ha dichiarato di non aver subito violenza fisica. Alla domanda sulla violenza psicologica, tuttavia, si abbassa al 47,8% chi dichiara di non averla mai subita: il 25,1% dichiara di sì, il 26,1 % a volte, l’1,1% non so. Su 475 persone 4 hanno risposto di aver subito violenza sessuale (0,8%). Altro dato su cui riflettere è quello della discriminazione nei confronti delle persone con disabilità: il 5,1% (24 persone) dichiara di sì, il 12% a volte, 8,8% non so. Alla richiesta se è conoscenza di episodi di discriminazione nei confronti di donne che hanno richiesto la maternità, il 19,2% ha risposto di sì. Per quanto riguarda se è a conoscenza di discriminazioni nei confronti di chi richiede il part time il 23,2 per cento ha dichiarato di sì. Alla domanda da chi ha subito quanto dichiarato, il 54,7% risponde di aver subito sia da uomini che da donne, il 21,7% da donne e il 23,6% da uomini; quindi, non è una questione legata solamente al genere.
“Abbiamo lanciato questa indagine per comprendere meglio la realtà che vivono le lavoratrici e i lavoratori del nostro territorio, ma soprattutto per iniziare a parlare di un argomento importante – afferma Veronica Tancredi, presidente della Commissione provinciale per le Pari Opportunità- che è spesso considerato un tabù, per diverse ragioni, vergogna ma anche paura di denunciare. La Commissione provinciale per le Pari Opportunità è stata supportata nella diffusione del questionario dai sindacati, dalle pubbliche amministrazioni e da una serie di professionisti, che ringrazio. Il quadro che emerge dalle risposte, seppur parziale, evidenzia comunque con chiarezza che la violenza sui luoghi di lavoro esiste – prevalentemente si tratta di violenza psicologica – anche nei contesti più tutelati, come quello del pubblico impiego o comunque del lavoro a tempo indeterminato in aziende private strutturate. Questo ci fa riflettere su quanto il fenomeno possa essere ancora più diffuso tra chi lavora in condizioni meno stabili o precarie, una fetta ampia di lavoratrici e lavoratori di cui non abbiamo il dato, perché non hanno aderito all’indagine. Altro elemento: i dati ci dicono che maltrattamenti provengono sia da uomini che da donne. L’auspicio è che questo nostro piccolo contributo diventi uno stimolo per la pubblica amministrazione e per le aziende private, affinché si lavori sempre di più per prevenire fenomeni di violenza e discriminazioni negli ambienti di lavoro, a partire dalla formazione.”
“La ricerca della Commissione provinciale per le Pari Opportunità di Grosseto, grazie anche al supporto delle sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil e della Consigliera di Parità ci presenta alcuni dati di indubbio interesse – dichiara Vittoria Doretti, direttrice dell’Area dipartimentale promozione ed etica della salute Asl Toscana Sud Est, DE&I manager e responsabile regionale Codice Rosa – La fotografia che emerge dalle testimonianze raccolte è quella che il problema delle molestie e delle discriminazioni sul lavoro è un fenomeno presente anche in questo territorio. Lo strumento della ricerca mediante questionario contribuisce ad evitare che il fenomeno resti sommerso e che non vengano attuate tutte le azioni necessarie sia in termini di prevenzione che di contrasto. Il quadro ci impone una riflessione sulla necessità di confermare e rafforzare, anche laddove siano presenti, le politiche per l’inclusione e, laddove invece queste attività non siano state considerate, di fare in modo che le organizzazioni lavorative pubbliche e private adottino dei programmi per il contrasto alle molestie e alle discriminazioni.”
“L’indagine ha permesso di fare una fotografia di una realtà sommersa e invisibile come quella delle molestie e delle discriminazioni nel mondo del lavoro. -conclude la dottoressa Antonella Lebruto – Accendere i riflettori su un fenomeno nascosto, negato e taciuto permette, a livello collettivo, di superare la minimizzazione e l’indifferenza che mantengono il fenomeno stesso. A livello individuale, riconoscere l’esperienza delle vittime di molestie e discriminazioni, ha un forte impatto terapeutico. Far emergere un fenomeno, nominarlo e parlarne è il primo passo per un cambiamento reale e duraturo”.