l Consiglio provinciale ha approvato questa mattina il Piano di organizzazione della rete scolastica della provincia di Grosseto 2023 -2024, concordato con i dirigenti scolastici e le conferenze zonali. Per il momento il dimensionamento scolastico rimane tal quale, rispetto allo scorso anno.
“Ma è una certezza che entro il 31 dicembre – spiega il presidente della Provincia di Grosseto, Francesco Limatola – saremo chiamati ad approvare nuovamente il Piano per calare sui territori i nuovi criteri che guideranno i ‘tagli’ delle autonomie scolastiche previsti dal Governo. Solo nella nostra Regione si parla di 24 autonomie scolastiche in meno, passando dalle attuali 470, alle 455 già dall’anno 2023-2024; alle 452 l’anno successivo, fino alle 446 nell’anno scolastico 2026-2027.”
“Alcune Regioni, tra le quali la Toscana, si sono opposte a questa sciagurata scelta –aggiunge il presidente Limatola – sollevando la questione di legittimità costituzionale della legge di bilancio del 2023, approvata a dicembre dello scorso anno, che insieme al decreto interministeriale del giugno scorso, definisce per i prossimi anni il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la loro redistribuzione tra le Regioni d’Italia, decretando di fatto un impoverimento della scuola pubblica. Purtroppo, il Tar ha rigettato la sospensiva richiesta dal ricorso della Regione Toscana ed entrerà nel merito a febbraio 2024. Inoltre, è notizia di queste ore che anche la Corte costituzionale ha rigettato i ricorsi di Regione Toscana, Emilia Romagna e Puglia, affermando che pur realizzandosi una interferenza con la competenza regionale, in materia di istruzione sono prevalenti le competenze statali”.
“Il Governo richiama il PNRR ed il calo demografico per giustificare questa pericolosa riforma che si configura di fatto come un taglio di risorse finanziarie e professionali a danno della scuola pubblica. – prosegue Francesco Limatola– Io credo invece che ci sia una profonda contraddizione proprio con le priorità individuate dal PNRR che parla di miglioramento della qualità dei processi educativi, lotta alla dispersione scolastica e sostegno alle aree interne e periferiche. Le comunità scolastiche hanno bisogno di riconoscersi nei territori e gli accorpamenti burocratici non creano identità ma diffidenza. E il calo demografico non dovrebbe essere curato con i tagli ma tornando a investire di più nella scuola, per eliminare le classi pollaio e mantenere le istituzioni scolastiche laddove ce n’è più bisogno da un punto di vista sociale, ovvero nei territori periferici. Ringrazio la Regione Toscana e l’assessore Nardini per la battaglia che sta portando avanti, perché la scuola pubblica va difesa con tutte le nostre forze, se è vero che rappresenta la cartina di tornasole di un Paese democratico, per il suo carattere pubblico e per la gratuità che la rendono accessibile a tutti, senza distinzione di censo e di posizione sociale. Questo vale sempre e ovunque, ma ancora di più nelle aree interne .”