“Oggi abbiamo ricordato il 79° anniversario della strage fascista di Maiano Lavacchio – afferma il presidente della Provincia di Grosseto, Francesco Limatola – in cui 11 nostri giovani furono barbaramente trucidati perché avevano rifiutato di arruolarsi nel costituendo esercito della repubblica sociale italiana. L’uccisione di questi 11 giovani ha lasciato un segno indelebile e una ferita profonda nella comunità locale per diversi motivi: la giovane età delle vittime, l’atroce crudeltà dei carnefici fascisti e il gesto coraggioso di don Omero Mugnaini, il parroco di Istia d’Ombrone che sfidò le autorità locali, opponendosi al divieto di dare sepoltura ai corpi delle vittime.
Maiano Lavacchio assunse il ruolo di spartiacque della storia della resistenza maremmana perché la popolazione locale prese maggiore consapevolezza rispetto alla ferocia del regime nazifascista. A tenere in vita la memoria è stata la società civile e le istituzioni, come dimostra il luogo scelto per custodire la lavagna dove i fratelli Matteini lasciarono l’ultimo saluto alla mamma: non è un luogo qualsiasi, ma l’ufficio del sindaco di Grosseto, il simbolo della comunità nella sua interezza. La memoria si coltiva anche con i simboli e con i luoghi. Per questo oggi è stato un giorno particolarmente importante perché è stata inaugurata a Maiano Lavacchio la Casa della Memoria al futuro.
Il nostro territorio ha dato un contributo enorme in termini di vite umane alla Resistenza italiana ed è importante non dimenticarlo mai. Oltre alle 11 vittime di Maiano Lavacchio, ricordo la strage di Niccioleta in cui morirono 83 minatori per mano dei fascisti. E poi la strage di Ponte del Ricci a Roccastrada, il tenente Gino e il partigiano Giovanni Conti a Murci, la strage di San Leopoldo a Marina di Grosseto, Norma Parenti, morta ad appena 23 anni, la strage di Roccastrada del 24 luglio 1921. E tutte le vittime di Grosseto i cui nomi sono sul pannello nell’atrio del Palazzo della Provincia di Grosseto.
Per tutto questo sangue versato, io credo che la comunità maremmana non meriti l’intitolazione di una via di Grosseto a Giorgio Almirante, in nome di una pacificazione nazionale che è già avvenuta nel 46, con l’amnistia del ministro Togliatti, e poi successivamente con la carta costituzionale. La vera pacificazione risiede proprio nella nostra Costituzione, nei valori di quella carta, che rappresenta da 75 anni la casa comune degli italiani e italiane.”